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Posts Tagged ‘disagio emotivo’

La televisione non potrà reggere il mercato per più di sei mesi. La gente si stancherà subito di passare le serate a guardare dentro una scatola di legno”.

(Darryl F.Zanuk, direttore della 20th Century Fox – 1946)

2009. Una, due, tre televisioni in una casa. Il “tubo catodico” lontano ormai da essere semplicemente un normale elettrodomestico, ha raggiunto livelli di design e tecnologia impensabili fino a qualche decennio fa. Cosicché oggi lo si vede padroneggiare nel salotto di casa (e non solo), diventando un formidabile oggetto di arredo.

Tuttavia la sua onnipresenza nella vita quotidiana di ognuno non implica la garanzia che un oggetto come questo sia a priori un prodotto utile, o quanto meno , innocuo per noi e per i bambini.

Fondamentale deve essere la conoscenza del mezzo-televisione, gli eventuali e possibili danni che può comportare, riflettendo di conseguenza sull’uso che noi adulti vogliamo farne, che si traduce poi, inevitabilmente, nei comportamenti che assumeremo di fronte ai bambini.

Perchè la tv piace tanto ai bambini?

Capita raramente, che un bambino, anche piccolissimo, non sia attratto dalla “scatola magica”.

Questo non deve stupire. I programmi pensati per i più piccoli, (si pensi ad esempio a Sky) sono creati e costruiti a tavolino da una schiera di psicologi, sociologi, esperti della comunicazione, che conoscono nei minimi dettagli i bambini e il loro inconscio. (Lo stesso lavoro viene svolto nel campo della pubblicità).

Le strategie utilizzate sono sotto gli occhi di tutti. Programmi e cartoni che durano solo qualche minuto: la soglia di attenzione nel bambino piccolo è bassa, che ripetono parole o canzoncine fino allo svenimento: il rituale è fonte di rassicurazione per il bambino (si pensi ad esempio agli ormai famosi Teletubbies ).

Si ricordi che uno dei principali metodi di apprendimento e/o condizionamento è la ripetizione continua di un messaggio o di una frase (ndr Pavlov).

Attratti anche dai grossi guadagni, gli psicologi studiano programmi che portano il bambino ad essere catturato dal “tubo catodico” subendone passivamente il fascino. Immagini colorate, in continuo movimento, effetti visivi speciali, musiche accattivanti che, rispondendo anche al bisogno di concretezza visiva del bambino, fanno sembrare reale qualcosa che invece è artificiale e costruito con precisa intenzionalità.

Lo schermo cattura l’attenzione, il bambino rimane incollato alla televisione, come imbambolato, anche se è caduto l’interesse per quello che sta vedendo, più a lungo guarda lo schermo, maggiori sono le probabilità che continui a farlo (attentional inertia).

Quindi non stupitevi della reazione che il vostro bambino avrà guardando questi programmi, e soprattutto non siatene soddisfatti: semplicemente la televisione ha svolto il suo compito.

Crescendo le cose si complicano. Il bambino poco più “grande” ha facilmente accesso alla tv. A livello pratico la fruizione del mezzo televisivo non necessità di un lungo tirocinio: basta premere il pulsante dell’accensione e iniziare a schiacciare i tasti del telecomando!

Il bambino, ancora in via di sviluppo, non possiede né gli strumenti, né i mezzi adeguati per decodificare i messaggi che vengono trasmessi (si pensi alla violenza, ma non solo), catapultato in un mondo dove i confini tra il mondo infantile e adulto sono resi incerti e sfumati.1

Alcuni effetti della tv sul bambino

Quando parlo di violenza, non mi riferisco necessariamente a film o telefilm ad alto contenuto di aggressività e crudeltà, ma anche al semplice telegiornale. Il bambino di oggi ininterrottamente bombardato di notizie, il più delle volte tragiche e brutali, è chiamato indirettamente a partecipare a tutti i drammi che si compiono nel mondo.

Tra l’altro, non è un caso che le notizie tragiche dei telegiornali, vengano trasmesse anche all’ora dei pasti.

Il bambino, (ma anche l’adulto), si ritrova così ad assimilare ed ingoiare non solo il cibo, ma anche queste notizie che andranno ad insediarsi e a lavorare inevitabilmente nell’inconscio. Se consideriamo che i danni provocati dalla violenza, sia questa visiva o diretta, sono proporzionali al livello di coscienza (livello evolutivo) di chi la subisce, per un bambino che sta ancora crescendo la visioni di queste immagini sono destabilizzanti.2

Il bambino è costretto a vivere un continuo disagio emotivo, «un diffuso senso della precarietà dell’equilibrio generale e della sicurezza collettiva e personale»3, impotente di fronte alla visione e all’ascolto di queste notizie è posto davanti ad una realtà “più grande di lui”.

Questo non significa fare vivere il bambino sotto la campana di vetro, ma credo che sia doveroso preservarlo da quelle esperienze, traumatiche e troppo precoci, che riguardano il mondo adulto.

Il fattore per eccellenza dell’obesità infantile è la televisione (fatta esclusione dei casi particolari come le anomalie metaboliche), conseguenza di sedentarietà e consumo non consapevole.

Uno studio americano (in America l’obesità infantile ha raggiunto indici allarmanti) ha dimostrato la relazione tra le ore passate davanti alla tv e l’aumento del peso.

In Italia non navighiamo in acque migliori. I bambini fanno poca attività fisica, quasi la metà abusa della televisione e videogiochi. Un bambino su tre tra i 6 e gli 11 anni pesa troppo. Il 12,3 dei bambini è obeso, il 23 in sovrappeso4.

Davanti alla televisione, il bambino assume una posizione statica (da imbambolato), non c’è movimento a differenza di un qualsiasi gioco, all’aperto e non, inoltre davanti alla televisione i bambini consumano sempre qualcosa, che si tratti di una caramella o di una merendina, il più delle volte l’assunzione diventa poco consapevole.

Guardando la televisione il bambino, fisicamente passivo, utilizza notevolmente la vista, a discapito degli altri sensi.

Nel fissare lo schermo la messa a fuoco è bloccata, in quanto la distanza tra il bambino e lo schermo è sempre la stessa, si riscontra perciò un’assenza dell’allenamento del muscolo oculare con la conseguenza di una possibile miopia in età molto precoce; infatti capita spesso di vedere bambini ancora molto piccoli che già portano gli occhiali5.

Inoltre l’esposizione alla luce della televisione provoca un calo della melatonina (una molecola che, tra le varie funzioni che svolge, regola quasi tutti gli ormoni).

Si presume che tra i fattori che hanno portato negli ultimi quarant’anni ad anticipare lo sviluppo sessuale ci sia proprio il calo della produzione della melatonina6.

Ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’esposizione e l’utilizzo della tv nei primi 3 anni di vita interferisca sullo sviluppo del linguaggio. Tra l’altro nel bambino televisivo quello che può essere considerato un linguaggio più elaborato e ricco lessicalmente, non comporterebbe strutture cognitive più complesse, ma solo acquisizioni superficiali e provvisorie.

Si parla poi di “sindrome da rientro” che si manifesta nel bambino con nervosismo, aggressività dopo una prolungata esposizione al mezzo televisivo.

Per ultimo, ma per questo non meno importante, il bambino d’oggi vive in un rumore perpetuo mass-mediologico, in un contesto dove si riscontra la perdita del valore pedagogico del silenzio.

Il silenzio come desiderio, esigenza profonda del bambino, vero e proprio bisogno primario. (Montessori).

Il silenzio incoraggia la presa di contatto con la propria interiorità, favorendo il “sapersi ascoltare”.

Considerando quanto detto fin’ora, non credo di certo che un bambino piccolo che guarda un cartone animato in televisione dopo pochi anni diventi necessariamente obeso, miope, violento, irrequieto, poco creativo e fantasioso e via discorrendo. Tuttavia invece credo che l’adulto abbia il dovere di conoscere e capire che la televisione può essere (è) pericolosa.

Fondamentale è sì il buon senso, ma mi chiedo, noi adulti possediamo i mezzi necessari per capire quando è bene spegnere la televisione? Non farà “male” far vedere 10 minuti di televisione al giorno, ma se il giorno dopo il programma preferito di vostro figlio dura 10 minuti in più? Che si fa? Spegniamo categoricamente la televisione allo scattare di quei 10 minuti che ci eravamo prefissati in precedenza? Siamo in grado di essere così perentori? Abbiamo il tempo, la voglia, la forza di fare tutto questo?

Molte volte si crede che i problemi relativi all’uso (e abuso) della televisione gli abbiamo sempre e solo i bambini di qualcun’ altro. Bambini che stanno incollati 4 ore al giorno davanti alla tv.

Ma se calcoliamo che a un anno un bambino vede la televisione 10 minuti al giorno (il tempo per una puntata di un cartone), a due anni tre-quattro puntate, verso i quattro anni un dvd intero più i telegiornali (che i genitori vogliono vedere), arriviamo senza problemi a 4 ore di visione giornaliera per un bambino di 7-8 anni. Certo, sono solo ipotesi, ma senza volerlo tutti noi cadiamo in un circolo vizioso, dal quale difficilmente se ne esce.

Guardare la tv è una perdita di tempo, il bambino ha la possibilità di vivere svariate esperienze, grandi opportunità che, a differenza di una “scatola di legno”, favoriscono il suo benessere psico-fisico.

Una valida alternativa: un buon libro!

1 Postam, La scomparsa dell’infanzia, Armando, Roma 1984

2 Cfr. Marcello Pamio, Manifesto contro la televisione, Il Nuovo Mondo edizioni, Padova 2004, pag. 48-49

3 A.Franchini – F. Introna, Delinquenza minorile, CEDAM, Padova 1972

4 Spinelli A, Lamberti A, Baglio G, Andreozzi S, Galeone D (Ed.). OKkio alla SALUTE: sistema di sorveglianza su alimentazione e

attività fisica nei bambini della scuola primaria. Risultati 2008. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2009. (Rapporti ISTISAN 09/24).

5 Cfr. Marcello Pamio, Manifesto contro la televisione, op cit. , pag,. 45-46

6 Idem, pag. 38-39

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