Ad offrire un modello di quello che la donna non dovrebbe essere e non dovrebbe fare, ci pensarono i radicali che portarono in Parlamento Ilona Staller, in arte “Cicciolina”.
Si obietterà che, sul piano morale, nel Parlamento italiano ci sono da sempre personaggi di gran lunga peggiori di “Cicciolina”, ma sotto il profilo educativo nei confronti dei minori italiani l’esaltazione di una prostituta che campa vendendo il suo corpo al miglior offerente non ci è mai sembrato un esempio condivisibile.
Le minorenni italiane alle quali è stato spiegato come in fondo l’antico mestiere della prostituzione è alla pari con qualsiasi altro, anzi può servire da trampolino da lancio perfino per entrare in Parlamento, inoltre rende famose e ricercate da giornali e televisione non ne hanno tratto grande vantaggio.
Eppure, in nome della libertà sessuale, la televisione italiana ha condotto una campagna sfrenataper valorizzare le pornostar, fino ad arrivare alla beatificazione di Moana Pozzi, morta ancora giovane e bella, trasformandola nell’idolo dolente di una categoria che la decenza e la morale chiederebbero che restasse confinata nel-1’ombra.
Rotto il tabù della prostituzione come mestiere non consigliabile alle minorenni italiane, la politica italiana ha ritenuto opportuno infrangere un secondo tabù, quello dell’omosessualità che, in maggioranza, coinvolge i maschi, o presunti tali, in modo da applicare la par condicio fra i due sessi.
Dopo Cicciolina, è entrato pertanto in Parlamento Vladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria, al quale piace sentirsi e vestirsi da donna.
Manco a dirlo, pure Luxuria ha confidato ai giornalisti di essersi prostituito (usiamo il maschile perché per noi è maschio) per un anno alla modica tariffa di 50 mila lire a cliente.
Non sappiamo cosa direbbe Dante Aligheri oggi, visto che ai suoi tempi già inveiva contro l’Italia non “donna di province ma bordello”, ma certo, ancora una volta, non ci è parso che l’esempio di Luxuria fosse meritevole di essere proposto ai minori italiani.
Non c’è solo lui, perché quotidianamente, a tutte le ore,la televisione italiana propone la presenza e le ciarle di omosessuali e transessuali, vestiti o meno da femmina, che si propongono come modello da seguire, che reclamano diritti e difesa della loro categoria.
Per chi si occupa di minori, specie di quelli in tenerissima età, crediamo che sia alquanto imbarazzante trovare le parole adatte per spiegare ai giovanissimi teleutenti se Platinette è maschio o è femmina o è qualcosa che è una via di mezzo.
Perché i bambini guardano e chiedono. Siamo sempre stati convinti che la difesa dell’integrità dei costumi sia doverosa, specie dinanzi agli occhi dei bambini, che, a nostro avviso, hanno il diritto di avere uno sviluppo sessuale normale, quello che conduce all’attrazione fra i due sessi, maschile e femminile.
Riteniamo che sia un diritto dei bambini crescere secondo natura, senza essere bersagliati da una propaganda che li vuole convincere che è normale accoppiarsi fra maschi o fra femmine, anche perché i bambini non hanno alcuna difesa da opporre a questa offerta di più sessualità.
Non sanno ancora cosa voglia dire amare una donna, figurarsi cosa possono conoscere sugli amori omosessuali maschili e femminili.
E’ una constatazione semplice, alla portata di tutti, come lo è la conseguente considerazione se sia giusto imporre loro la figura dell’omosessuale come esempio da seguire.
I risultati di questa propaganda sulla libertà sessuale, iniziata sul finire degli anni Sessanta e proseguita in maniera sempre più ossessiva ed assillante, li conosciamo visto che oggi si è posto il problema di convincere le dodicenni ad avere rapporti “protetti”.
Ancora qualche anno di “Ciccioline” e “Luxuria” e ascolteremo la proposta di distribuire profilattici nelle scuole elementari e negli asili.
Forse, è giunto il momento di ricordarsi che la difesa dell’infanzia non è solo quella di garantire un pasto ai bambini, un vestito, una casa, l’asilo, l’assenza di violenze fisiche, ma è anche quella di non sottoporli ad un bombardamento di immagini e di parole che violentano la loro sessualità, per determinare le inclinazioni.
Magari, si può iniziare a confinare negli orari serali, nella cosiddetta “fascia protetta” immagini e presenze imbarazzanti per il vestire, il linguaggio, le opinioni che esprimono in modo che non possano influenzare quell’infanzia che tutti a parole vogliono tutelare, ma che viceversa è massacrata quotidianamente da quanti si ritengono in diritto di propagandare se stessi come omosessuali e transessuali.
La proposta non è contro gli omosessuali e i transessuali ma a favore dell’infanzia che non ha gli strumenti per giudicare ciò che vede e sente e che, per questa ragione dovrebbe vedere e sentire ciò che rientra nella sua normalità di bambini e bambine che hanno un maschio per padre e una femmina per madre, che quando chiamano “papà” arriva un uomo, e “mamma” arriva una donna, senza possibilità di equivoci.
La lobby omosessuale può strepitare quanto vuole ma nessuno ci potrà convincere che si può spiegare a bambini e bambine dai tre ai sette-otto anni, se non di più, perchè Wladimiro Guadagno vada in giro vestito da donna e si faccia chiamare Wladimir Luxuria, con la pretesa che riescano a comprendere le differenti forme di sessualità.
Poniamoci il problema, senza timore di essere accusati falsamente di omofobia o razzismo, perché il problema esiste e non è giusto ignorarlo, non per offendere bensì per difendere il bene più prezioso che ha un popolo, la sua infanzia, l’innocenza della sua infanzia che ha il diritto di vedere fino ad una certa età il mondo in modo lineare non contorto, semplice non confuso, perché i messaggi che la mente dei bambini recepisce sono lineari, privi di ambiguità, chiari e non oscuri.
Solo cosi, si potrà metterli in condizione di scegliere, quando avranno l’età per comprendere, che cosa essere e quali vie seguire.
Chiediamo semplicemente che i nostri bambini crescano senza condizionamenti di sorta.
O, forse, è proprio questo che certe lobby temono? Essere privati del palcoscenico nel quale esibirsi, non poter pre-determinare il futuro dei bambini e degli adolescenti, non poter influenzare la loro sessualità.
Se così fosse, ricordiamoci che ancora esistono norme penali che puniscono la corruzione dei minori di anni 14.
Vincenzo