La commissione di reati in questo Paese suscita ancora indignazione?
La vicenda, ultima in ordine di tempo, di Ruby,la bella marocchina che ha messo nei guai il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sembra provare il contrario.
Del diluvio di commenti seguiti alla telefonata di Berlusconi per farla rilasciare dalla Questura, non uno è stato dedicato al fatto che Ruby è una ladra.
Già, perché la ragazza è stata denunciata da un’amica che la ospitava per averle rubato 3 mila euro.
A Ruby, mancavano 3 giorni per diventare maggiorenne, quindi non si può invocare per lei l’incapacità di intendere e di volere; non pativa la fame, quindi non ha rubato per
comprarsi un tozzo di pane o trovare un misero alloggio dove abitare e ripararsi dal freddo.
Poco interessa sapere perché Ruby abbia rubato, ma conta notare come si presenti in discoteca con ampie scollature e vestiti firmati con generoso spacco laterale, per farvi la reginetta di chi e di cosa non si comprende.
O meglio si comprende perfettamente che Ruby sul furto e su quanto altro ne è seguito, ha compreso che può farci carriera e divenire famosa.
Ruby è precoce, quindi, ha ben compreso la differenza che passa fra la barbarie islamica che il furto lo punisce ancora, e la civiltà cristiana dove il ladrocinio è lo sport nazionale e, spesso, serve per farsi notare ed ammirare.
Finiti i tempi oscuri in cui chi rubava, una volta scoperto, si vergognava circondato dalla riprovazione sociale, oggi una come Ruby se ne può vantare, sicura di non andare incontro a critiche e a sanzioni penali.
Figurarsi, in un Paese in cui i minori di anni 18 possono ammazza re e stuprare senza farsi un giorno di galera perché vengono subito posti alla messe in prova in una comunità dove hanno il solo compito di svolgere lavori leggeri (per carità, leggeri), cosa faranno mai a Ruby per aver rubato solo tremila miseri euro? Le vieteranno per tre giorni di andare in discoteca.
E’ anche giusto così. I condannati per mafia sono senatori, gli inquisiti per camorra sottosegretari, gli imputati per corruzione presidenti del Consiglio, i prostituti deputati, le prostitute sono contese nelle trasmissioni televisive, non si può infierire su una piccola ladra.
Si parla sempre del malessere italiano, sul piano sociale e politico, ma nessuno riesce ad individuarlo nello smarrimento del senso morale.
Come potrà mai risollevarsi un paese quando ad un topo di fogna, Renato Vallanzasca, si fa un film dal romantico titolo de “Il fiore del male”, ci si vanta in televisione delle scarcerazioni di Pietro Maso che ha ammazzato padre e madre, di Marco Furlan che è stato il primo serial killer italiano con 15 morti ammazzati e ha fatto in tutto 17 anni di galera?
Pochi esempi sui tantissimi che se ne potrebbero portare, per di re che, lentamente, un poco alla volta, si convincono gli italiani che il male non esiste, sostituito dall’ “errore” che tutti possono commettere e che, per questa ragione, deve essere compreso e sanzionato in modo ragionevole perché chi lo commette deve avere la seconda opportunità e rientrare nella società civile dove potrà rifarsi una vita.
Come si fa a negare a uno come Furlan che ha fatto 15 omicidi la possibilità di uscire dal carcere, trovarsi un lavoro, fidanzarsi e godersi la vita e la fidanzata?
Mica siamo barbari!
Se questo è il giusto trattamento di un serial killer, possiamo la sciare in libertà, anzi in Parlamento, chi intrallazza con mafia, camorra e n’drangheta, mandare a piede libero chi ammazza con la macchina perché ubriaco e drogato, e così via rapinando, ammazzando, stuprando, spacciando e rubando.
La marocchina Ruby ha compreso come vanno le cose in Italia, quindi c’è da esserle grati se ha scelto, per diventare famosa, di fare solo un modesto furto invece di ammazzare qualcuno, tanto per lei sarebbe cambiato poco o niente.
Un dirigente iraniano, commentando la difesa di Sakineh, la donna condannata a morte per aver ucciso il marito in concorso con due amanti, da parte del governo italiano, ha commentato: “Noi siamo dalla parte delle vittime, voi da quella dei killer”.
Difficile dargli torto, anzi impossibile se pensiamo che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro con 96 morti ammazzati sulla coscienza hanno fatto meno di venti anni di carcere e sono in prima linea per l’abolizione della pena di morte nel mondo.
Certo, i loro appelli non li possono sottoscrivere i 96 italiani, uomini, donne e bambini, che loro hanno ucciso, ma questo è dettaglio che non interessa a politici e giornalisti.
Il male italiano è, principalmente, in questo svanire del senso morale che si traduce, in pratica, nel venire meno del senso di giustizia e di equità.
Dare ad ognuno il suo, in questa Italia, significa fare il funerale a chi è stato ucciso e dare il permesso premio a chi l’ha ammazzato.
E’ il caso di rivedere i meccanismi, di correggere la rotta, di dare a chi merita e di togliere a chi demerita, di incoraggiare gli onesti e di punire i disonesti, di riscoprire cioè che esiste una linea divisoria che separa nettamente il bene dal male sia nella coscienza degli uomini che nella società.
E’ venuto il momento di riscoprire il valore di una parola affascinante e terribile: Giustizia.
Vincenzo