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Posts Tagged ‘adozioni’

Una recentissima sentenza della Corte di cassazione ha stabilito che una coppia che intende adottare un figlio non possa e non debba specificare quali siano le caratteristiche etniche e razziali del bambino.

In parole semplici, la Corte di cassazione ha sancito che debba esistere un “mercato” delle adozioni nel quale i commercianti che si spacciano per “volontari” intruppati in varie associazioni, hanno il diritto di vendere il “prodotto” che vogliono, a loro insindacabile scelta.

La decisione della Suprema Corte vuole avere un significato anti-razzista, ovvero ribadire che tutti i bambini hanno il diritto di essere adottati a prescindere dal colore della loro pelle.

Giusto. Siamo i primi a difendere questo diritto, ma non si comprende perché esso debba violare il diritto della coppia ad avere un figlio od una figlia come magari hanno sempre sognato di averli, con quelle caratteristiche fisiche che sono congeniali al loro modo di concepire i figli che per ragioni di forza maggiore non possono avere.

Non c’entra il razzismo. Se una coppia di italiani desidera adottare un bambino italiano, di razza bianca, di carnagione bianca, di capelli magari biondi, perché così lo sognavano, non perché razzisti e “nazisti”, non si comprende perché i commercianti devono imporgli di adottare un piccolo negro, certamente tenero come tutti i bambini che, però, non è adatto per colmare il vuoto di affetto che esiste in quella coppia.

La televisione si è compiaciuta di dirci che l’Italia è al secondo posto, dopo gli Stati uniti, nell’adozione di bambini stranieri, ben quattromila lo scorso anno.

C’è qualcosa che non va. Non crediamo che non esistano più nel nostro Paese bambini e bambine da adottare, ai quali dovrebbe essere data la precedenza sui bambini stranieri perché sono figli della nostra terra, perché magari già parlano la nostra lingua, perché hanno bisogno di affetto e di aiuto esattamente come i bambini negri, gialli, di altre razze e di altre etnie.

Non si può conclucare il diritto di una coppia di italiani ad avere un figlio che risponda ai loro desideri in nome dell’anti-razzismo, così che la sentenza della Corte di cassazione non risponde al senso di giustizia.

Sarebbe, viceversa, necessario aprire un’indagine sulle associazioni di volontariato che hanno monopolizzato il “mercato” delle adozioni sul piano internazionale e che hanno imposto un monopolio inaccettabile in qualsiasi Paese civile.

Chi sono questi volontari, chi li paga, come si mantengono le loro associazioni, quali sono i loro collegamenti internazionali, con quali criteri scelgono i bambini da adottare, quanto costa adottare bambini per il loro tramite?

L’anti-razzismo è un pretesto suscettibile di creare infelicità sia nelle coppie che nei bambini adottati. Ci garantisce la Corte di cassazione che un piccolo negro, sradicato dal suo Paese, sarà felice di vivere in un mondo bianco?

Ci garantiscono questi volontari che il bambino vorrà bene alla mamma bianca che parla una lingua diversa dalla sua?

Ci sembra che, in casi come questi, la prepotenza sia fatta, in egual misura, sulle coppie che vogliono adottare figli e su questi ultimi ai quali nessuno chiede il parere, nessuno si preoccupa del loro avvenire in un mondo estraneo a quello in cui sono nati.

Sarà il caso di ricordare che i bambini non sono merce da scambiare in un mercato globale, da spostare a piacimento da un continente in un altro, sono figli di una terra alla quale appartengono e nella quale dovremmo aiutarli a vivere.

Lo spettacolo di una pop star americana di dubbia moralità, miliardaria, che adotta bambini in Africa è un esempio del disprezzo verso questi ultimi, perché non avranno affetto, affidati in branco, alle varie “tate” che la cantante assumerà nel tempo, perché costei non ha tempo né voglia di occuparsi dei “figli” che acquista perché ha tanti soldi.

Magari, questi bambini cresceranno nel lusso ma a loro mancherà sempre quella tenerezza che solo una madre, anche una adottiva, sa dare e che un padre riesce ad esprimere.

I tanti mariti della pop star non avranno certo la volontà di occuparsi dei suoi figli adottati.

Sarebbe questo il modello da seguire, quello della pop star bianca e bionda che adotta bambini negri e li abbandona poi alle cure della tata di turno?

Crediamo di no. Siamo persuasi che come tutti i bambini, anche quelli adottati dalla stravagante miliardaria americana preferirebbero avere una madre e un padre dai quali essere amati e coccolati, ma ad essi nessuno ha chiesto il parere ed il consenso.

II fatto di essere il secondo Paese nel mondo nelle adozioni internazionali non ci riempie di orgoglio, ci rattrista perchè è segno di confusione mentale, di un lavaggio cerebrale, di voglia non di tenerezza ma di status sociale, di vanteria come è l’esibizione del piccolo negro portato a forza in un Paese estraneo ma prova vivente della “bontà” e dell’anti-razzismo dei genitori adottivi.

Quello dell’infanzia è un campo così delicato che non può essere lasciato all’arbitrio dei “volontari” di questa o di quell’associazione, ma che deve essere regolato dallo Stato e dalle sue leggi perché in gioco non il razzismo o l’anti-razzismo degli adulti bensì il futuro e la felicità degli adottati.

Per noi è così. Per i “volontari” e per la Corte di cassazione evidentemente è il contrario.

Una ragione in più per dire no allo sfruttamento e alla commercializzazione dei bambini per motivi di propaganda politica o per altri sui quali sarebbe opportuno aprire un’indagine giudiziaria.

Vincenzo

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In una Nazione sempre più impoverita, come l’Italia, i problemi relativi all’infanzia ed all’adolescenza divengono sempre più pressanti ed urgenti.

L’aborto e l’infanticidio sempre più praticati non trovano risposta da parte dei legislatori distratti da altri problemi che sono ritenuti più gravi di questi che noi segnaliamo.

Aborti, infanticidi, abbandono di neonati, segnalano un disagio sempre maggiore fra la popolazione femminile sempre più fragile ed immatura, ripiegata sul proprio egoismo ed incapace di affrontare le sue responsabilità.

In un mondo in cui i leaders politici passano le loro giornate a tuonare contro il “giustizialismo” e a perdonarsi a vicenda corruzione e ladrocinio, parlare di repressione stona alle orecchie di quanti concepiscono ormai solo il pietismo, il perdonismo, l’umanitarismo d’accatto che viene propagandato dai mezzi di comunicazione di massa.

L’aborto è un genocidio legalizzato, 1’infanticidio è legato alle condizioni psichiche della madre, l’abbandono dei neonati alle loro misere condizioni economiche e, di conseguenza, chi non è punibile, chi va inviato in clinica psichiatrica, chi va compreso e perdonato.

Amen. Però, i bambini muoiono prima e dopo il concepimento, così che il problema rimane e va affrontato.

Potenziare il sistema delle adozioni potrebbe rappresentare, a nostro avviso, una prima risposta importante, iniziando ad imporre l’adozione di bambini italiani o, comunque, nati in Italia, ponendo un freno a tante associazioni che esistono per procurare alla famiglie italiane bambini nati all’estero, in terre lontane, per scopi sui quali forse sarebbe il caso di indagare a fondo.

Non è un problema di discriminazione razziale o etnica, non vogliamo proporre il protezionismo per legge in una materia così delicata, ma ci chiediamo se un bambino italiano ha meno diritti, ormai, di un dello Zaire, di Haiti e della Bielorussia o di qualsiasi altra parte del mondo.

Crediamo di no. Riteniamo che un bambino nato nel nostro Paese abbia il diritto di trovare qui una famiglia che gli voglia bene e lo allevi con amore, nulla avendo da invidiare ai suoi coetanei di altri continenti.

Rendere più facili le adozioni in Italia, senza pretendere che le famiglie che li adottano siano facoltose, ma esigendo che abbiano quelle possibilità economiche che consentono di vivere con decoro e dignità.

Abbreviare i tempi per le adozioni, snellendo l’iter burocratico, per ridurre i tempi di attesa.

Propagandare, almeno con la stessa intensità con la quale si fa pubblicità all’aborto, la possibilità di far adottare i figli che devono nascere o che sono nati o che la madre non riesce più a gestire.

Forse, una ragazza troppo giovane per allevare un figlio potrebbe decidere di farlo nascere e di darlo in adozione, piuttosto che ucciderlo nel suo grembo per fare felice Emma Bonino e Giacinto Marco Pannella.

Magari, in questo modo, preferirà regalare la vita al figlio e un pò di felicità ad una madre che figli non può averne.

Dando ampio risalto ad un sistema di adozioni agile, snello, efficiente si offre l’opportunità ad una madre che è depressa perché il bambino rappresenta un ostacolo al suo modo di vivere, alla sua carriera, al suo lavoro o più semplicemente al suo desiderio di essere “libera”, di scegliere l’adozione al posto dell’infanticidio più o meno dissimulato da incidente o tragica fatalità.

In un mondo in cui la civiltà regredisce e la barbarie avanza, è la società tutta che deve farsi carico dei più indifesi e dei più innocenti dei suoi componenti, senza ricorrere alle organizzazioni di volontariato dove, spesso, dietro la facciata della bontà disinteressata si nasconde la ricerca del lucro ad ogni costo.

Si può offrire anche un premio in denaro alla ragazza che rifiuta di abortire perché, in questo caso, non sarebbe immorale scambiare oro per una vita, visto che oggi il denaro è tutto e la vita nulla. E trovare per il nascituro la famiglia pronta ad accoglierlo.

Non nascondiamoci dietro i luoghi comuni e le frasi fatte. L’Italia del terzo millennio è un paese in cui bisogna scendere in trincea per difendere il diritto primo di ogni essere umano: quello di vivere.

Ogni idea che possa favorire questa difesa è la benvenuta, ogni misura idonea a riaffermare il diritto alla vita degli innocenti è degna di essere adottata.

In un Paese in cui si fanno indecenti ed indecorose campagna stampa e televisive per suscitare pietà nell’opinione pubblica a favore della mamma ricca ed assassina, è venuto il momento di farle per ricordare gli innocenti assassinati e di chiedere conto a quanti, con le loro dissennate iniziative favoriscono quel processo di emulazione che porta altre donne ad uccidere i propri figli.

Volgiamoci alla vita: ogni bambino nato può essere un raggio di felicità per una madre che non può averne, per due genitori che hanno l’istinto e la dignità della paternità e della maternità ma non possono fare altro che reprimerlo se non hanno soldi a sufficienza per andare nello Zambia a prendersi qualche bambino locale, quando in questo Paese fra le tante ricchezze che sono venute a mancare quella dell’infanzia è la più sentita e dolorosa.

Diamo vita alla vita.

Vincenzo

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