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Posts Tagged ‘donne’

Spesso abbiamo dovuto fotografare dalle pagine di questo sito dedicato all’infanzia ed alle donne, l’impietosa realtà di un mondo che calpesta i diritti dei bambini, degli adolescenti e dell’altra metà del cielo.
All’inizio del nuovo anno, nulla ci giunge a conforto della speranza che qualcosa possa cambiare in meglio.
La cronaca di questi giorni ci ripropone le tragedie alle quali ormai siamo assuefatti e che sono divenute strumento di mera speculazione giornalistica.
A giorni, ricomincia su Rai Tre “Amore criminale”, una trasmissio ne dedicata alla ricostruzione di omicidi di donne, ad opera di mariti, conviventi, fidanzati, compagni di vita.
130 ogni anno, in Italia, muoiono in questo modo.
Forse, a nostro avviso, non servirebbe ricostruire le scene agghiaccianti e, spesso, morbose di questi delitti per fare audience, quando sa rebbe necessario dire se e come sono stati puniti i loro assassini, quando individuati e giudicati.
Parole amare potremmo scrivere su questo sfruttamento del delitto e delle vittime, oltraggiate anche dopo la morte, ma vogliamo iniziare il 2011 in altro modo, dedicando il nostro pensiero ai bambini e alle donne che vivono nella quotidianità di una vita, a volte precaria e difficile, con la forza ed il coraggio di chi non accetta un destino che li vuole eternamente subalterni, vuoi per età vuoi per sesso.
Nulla intenerisce più del sorriso dei bambini, dei loro sguardi limpidi, delle vocine ancora incerte che iniziano il cammino della vita, accompagnati dalla guida di genitori che li ritengono il fine ultimo della loro vita e li amano come i padri e le madri sanno amare.
Nulla è più gioioso del riso di una donna, più dolce di una sua carezza che rasserena e conduce in un mondo in cui non c’è spazio per i cattivi sentimenti, ma solo per quell’amore che è eterno come eterno è l’ Universo.
Non esiste un mondo senza bambini e senza donne che possa conoscer e felicità, perché sono loro che ne possiedono le chiavi, loro che possono donarla e rendercene partecipi.
La speranza è, quindi, quella che sempre più uomini possano com prendere, senza costrizioni o lavaggi cerebrali, quello che in fondo sanno fin dalla nascita, quando si abbracciavano alla madre, che la gioia dei cuori, anche quelli più inariditi, ci proviene dalle nostre donne e dai nostri figli.
Non è la gioia dei sensi, perché non sono, le nostre donne, mero strumento di piacere, ma qualcosa di molto più significativo che riempie un’intera esistenza e mai tradisce.
La speranza è che si riscopra la verità, oggi occultata, che l’amo re nelle sue realtà, spirituali e non fisiche, lo proviamo solo quando riusciamo a farci amare dai figli e dalle donne.
In un mondo confuso e disorientato, come quello in cui oggi vivia mo, dove si pretende di rendere eguali tutti e tutte, formando una nuova specie umana di esseri che non sono del tutto maschi e non sono del tutto femmine, l’ostacolo insuperabile ad ogni osceno disegno sono proprio le donne, la cui femminilità non è imitabile né trasmutabile, così che esse rimangono la vita e non potranno mai esserne la negazione.
Il ciclo eterno della vita passa per la donna, il frutto del suo amore sono i figli che rappresentano la continuità della vita, non solo di una specie.
La tecnologia moderna riduce l’uomo ad un animale da riproduzione, ma senza il corpo di una donna la vita non può nascere.
E noi riteniamo che essa debba nascere dall’amore, non dalla tecnologia perché i figli abbiano una madre ed un padre e quest’ ultimo, a sua volta, abbia possibilità di farsi amare da loro e dalla sua compagna.
Sono considerazioni che potrebbero essere giudicati banali, e lo sarebbero state in altri tempi, ma oggi hanno il valore intrinseco della riscoperta di un mondo che, via via, sta scomparendo a favore dalla moltiplicazione di novelli Frankstein creati in laboratorio o nelle sale chirurgiche.
La speranza è che si levi, pian piano, uno inno alla vita la cui verità non è contorta, è semplice ed immutabile, non soggetta a modifiche ed esperimenti.
La presunzione di certe élites è destinata ad infrangersi insieme ai mondo da incubo che stanno, un poco per volta, cercando di costruire nel momento in cui si farà strada la consapevolezza che la via della vita è una sola, da percorrere in due: una donna ed un uomo insieme, e con essi i loro figli.
Ma l’amore verso una donna non basta. Deve essere accompagnato dal rispetto e dalla stima che sono il corollario stesso dell’amore, e da questo non possono prescindere.
L’ augurio è, infine, quello che gli uomini possano ritrovare sé stessi e l’onore oggi perduto, quello che imponeva di difendere la donna e i bambini, anche da sé stessi, dalla propria ira, dai propri sentimenti quando feriti, perché chi infierisce su una donna o sui bambini non ha onore né dignità, va emarginato con giusto disprezzo.
Non sarà facile, in un mondo in cui le donne vengono esposte sulla linea del fuoco nei fronti di guerra in nome di una inesistente parità, con buona pace dell’onore militare, ma bisogna iniziare quel cammino a ritroso che, passo dopo passo, ci riconduca al momento in cui è iniziato quel processo che, in nome del progresso dell’umanità, ci sta conducendo all’autodistruzione.
Solo una donna, Carlotta Corday, ebbe il coraggio di levare il pugnale sul giacobino Marat.
Sarà ancora una donna, in modo meno cruento, a dare il segnale della riscossa?
Ce lo auguriamo.

Vincenzo

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Gentilissima Francesca,

è una lettera aperta quella che Le invio, sperando che possa pubblicarla, su un tema che, per l’ennesima volta in questo Paese, è di traffica attualità: la violenza contro le donne.

Ancora una volta, assistiamo ad una serie impressionante di omicidi e violenze su donne, ai quali seguono dibattiti televisivi,analisi sociologiche, riflessioni sul maschio che ancora non ha compreso come la donna non sia un oggetto a sua disposizione, ma un essere umano, dotato di volontà propria e in diritto di scegliere come vivere e con chi vivere.

Sono tanti anni che ascolto queste parole, altrettanti che registro migliaia di casi di violenza sulle donne, alle quali questa società non garantisce il rispetto né la difesa del loro corpo e della loro vita.

Può sembrare eccessivo, se non fuori luogo, ricordare gli insulti che Vittorio Sgarbi riserva alle sue interlocutrici, nei dibattiti televisivi, ma se gli ascoltatori ne traggono la conclusione che una donna si può insultare alla pari di un uomo, possono ritenere che la si può picchiare come un uomo, tanto non ha difesa nel primo come nel secondo caso.

Sgarbi uno schiaffone in Tv l’ha rimediato da un uomo, non ancora da una donna. E questo è un errore.

A Palermo, un uomo che ha strangolato la moglie “violenta” con lui e con la figlia, è stato condannato a 6 anni di carcere, tre anni condonati, i restanti in affidamento in prova al servizio sociale, permanendo detenuto all’ Ucciardone due giorni, dicasi due giorni.

In un Paese, il nostro, dove le donne sono più della, metà dell’intera popolazione, ma hanno scarsa rappresentanza nel mondo politico, sarebbe il caso che fossero le donne a proporre soluzioni per attenuare la violenza degli uomini nei loro confronti.

Questo, però, non avviene, perché le donne in politica si allineano ai comportamenti ed alle decisioni degli uomini, timorose di perdere le posizioni di privilegio alle quali sono giunte.

Da sempre la donna è stata considerata subalterna agli uomini, ma è anche vero che ci sono state epoche in cui alla donna erano riconosciuti più diritti e meno doveri rispetto agli uomini che, pur avendo il comando in politica come in famiglia, venivano educati al rispetto verso l’altra metà del cielo.

L’illusoria parità di diritti e di doveri si ritorce oggi contro la donna che non ha visto migliorare la sua condizione, che per fare carriera, deve assumere necessariamente i comportamenti di un uomo, che non può più trincerasi dietro quella “debolezza” fisica che era la sua forza e la sua difesa.

In anni ormai lontani, ai bambini ci veniva insegnato che solo i vigliacchi potevano offendere ed alzare le mani su una donna. Era una educazione maschilista? Forse, ma quando su un autobus vedevamo una donna in piedi, ci alzavamo per cederle il posto, a prescindere dalla sua età, paghi di un “grazie” ed un sorriso.

Il rispetto verso le donne era per noi un dovere,e le donne lo esigevano come un loro giusto diritto.

Oggi, tutto questo appare anacronistico, addirittura offensivo per le femministe che, però, hanno fallito nel loro tentativo di rivalutare il ruolo della donna nella società.

I mutamenti sostanziali non possono essere determinati dagli spots televisivi, dove la donna è strumento di seduzione, come sempre, nei confronti degli uomini che vedono così ribadita la loro superiorità.

Inchiodate al ruolo subalterno di mogli e di madri sottomesse da una Chiesa cattolica che le considera, peraltro, “diaboliche” tentatrici e verso le quali nessun Pontefice ha ancora chiesto scusa, la donna, di oggi potrà essere meglio difesa e tutelata nel riscoprire la sua diversità, quella che nessuna legge degli uomini potrà mai cancellare per renderle alla pari degli uomini.

Riconoscere che la donna è intelligente come gli uomini, capace come loro in tutti i campi in cui prevale il dominio della mente, non esclude che si debba riconoscere che non può competere con l’altro sesso sul piano della forza fisica,e provvedere di conseguenza.

Da Cleopatra ad Evita Peron la storia ci ha tramandato le figure di donne che hanno dominato uomini ed imperi restando donne, non fingendosi maschi.

Perché dovrebbero cominciare a farlo ora?

Fermiamoci un attimo, facciamo un passo indietro e riscopriamo il valore di educare i nostri bambini al rispetto ed alla tutela delle loro coetanee.

Rispetto vuol dire anche accettare le loro decisioni, convincersi che sono libere come gli uomini, che hanno il diritto di decidere della loro vita e che nessuno può pretendere di imporre ad esse la propria volontà.

E per coloro che non lo intendono, intervenga, una legge rigorosa che abolisca, le “attenuanti generiche” in casi di omicidio e violenza sulle donne.

In un Paese, in cui la demagogia imperante esclude la pena capitale, la certezza dell’ergastolo sarebbe già un deterrente sufficiente per dissuadere tanti ad uccidere una compagna, una moglie, una fidanzata che non li vogliono più.

Basta inserire l’aggravante della codardia, perché è facile, molto facile strangolare una donna o accoltellarla, visto che non ha difesa dinanzi alla forza fisica di un uomo.

Gentilissima Francesca, quasi sempre nei casi di omicidio di una donna, i colpevoli si difendono con la passione, 1’amore, il tradimento, 1’abbandono. Cominciamo a dire, a chiare lettere, che chi ama non uccide, smettiamo di concedere attenuanti a chi ama solo se stesso e si sente umiliato se una donna lo lascia, perché questo lo ferisce nel suo orgoglio maschile.

I cornuti -diceva Benedetto Croce – hanno sempre torto”, ma se il “torto” lo vogliono lavare nel sangue, buttiamo la chiave della cella ed escludiamoli dalla società, per sempre.

Le donne questo lo possono ottenere, perché hanno la forza del voto in un eventuale referendum.

Non è detto che ciò che appartiene al passato debba essere necessariamente negativo. I Vespri siciliani che portarono alla cacciata dei francesi dall’isola, ebbero inizio dai pesanti complimenti che un francese rivolse ad una donna.

Altri tempi? No, se ancora nel corso della Seconda guerra mondiale, le truppe di colore alleate vennero segregate in appositi campi, in Sicilia, per evitare che il loro comportamento predatorio nei confronti delle donne provocasse un’insurrezione generale. E tanti sono stati i militari alleati che sono morti per aver mancato di rispetto alle donne siciliane.

In Ciociaria, furono almeno 700 le donne violentate dai marocchini. E nessuno le difese.

Due esempi della nostra storia recente, per dire che la civiltà di un popolo si misura anche dalla sua capacità di difendere le proprie donne.

Non c’è alcuna pretesa di superiorità sulla donna, nel riconoscere che va tutelata, lasciando ai vili affermare il contrario.

Vincenzo

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