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Posts Tagged ‘maternità’

In una Nazione sempre più impoverita, come l’Italia, i problemi relativi all’infanzia ed all’adolescenza divengono sempre più pressanti ed urgenti.

L’aborto e l’infanticidio sempre più praticati non trovano risposta da parte dei legislatori distratti da altri problemi che sono ritenuti più gravi di questi che noi segnaliamo.

Aborti, infanticidi, abbandono di neonati, segnalano un disagio sempre maggiore fra la popolazione femminile sempre più fragile ed immatura, ripiegata sul proprio egoismo ed incapace di affrontare le sue responsabilità.

In un mondo in cui i leaders politici passano le loro giornate a tuonare contro il “giustizialismo” e a perdonarsi a vicenda corruzione e ladrocinio, parlare di repressione stona alle orecchie di quanti concepiscono ormai solo il pietismo, il perdonismo, l’umanitarismo d’accatto che viene propagandato dai mezzi di comunicazione di massa.

L’aborto è un genocidio legalizzato, 1’infanticidio è legato alle condizioni psichiche della madre, l’abbandono dei neonati alle loro misere condizioni economiche e, di conseguenza, chi non è punibile, chi va inviato in clinica psichiatrica, chi va compreso e perdonato.

Amen. Però, i bambini muoiono prima e dopo il concepimento, così che il problema rimane e va affrontato.

Potenziare il sistema delle adozioni potrebbe rappresentare, a nostro avviso, una prima risposta importante, iniziando ad imporre l’adozione di bambini italiani o, comunque, nati in Italia, ponendo un freno a tante associazioni che esistono per procurare alla famiglie italiane bambini nati all’estero, in terre lontane, per scopi sui quali forse sarebbe il caso di indagare a fondo.

Non è un problema di discriminazione razziale o etnica, non vogliamo proporre il protezionismo per legge in una materia così delicata, ma ci chiediamo se un bambino italiano ha meno diritti, ormai, di un dello Zaire, di Haiti e della Bielorussia o di qualsiasi altra parte del mondo.

Crediamo di no. Riteniamo che un bambino nato nel nostro Paese abbia il diritto di trovare qui una famiglia che gli voglia bene e lo allevi con amore, nulla avendo da invidiare ai suoi coetanei di altri continenti.

Rendere più facili le adozioni in Italia, senza pretendere che le famiglie che li adottano siano facoltose, ma esigendo che abbiano quelle possibilità economiche che consentono di vivere con decoro e dignità.

Abbreviare i tempi per le adozioni, snellendo l’iter burocratico, per ridurre i tempi di attesa.

Propagandare, almeno con la stessa intensità con la quale si fa pubblicità all’aborto, la possibilità di far adottare i figli che devono nascere o che sono nati o che la madre non riesce più a gestire.

Forse, una ragazza troppo giovane per allevare un figlio potrebbe decidere di farlo nascere e di darlo in adozione, piuttosto che ucciderlo nel suo grembo per fare felice Emma Bonino e Giacinto Marco Pannella.

Magari, in questo modo, preferirà regalare la vita al figlio e un pò di felicità ad una madre che figli non può averne.

Dando ampio risalto ad un sistema di adozioni agile, snello, efficiente si offre l’opportunità ad una madre che è depressa perché il bambino rappresenta un ostacolo al suo modo di vivere, alla sua carriera, al suo lavoro o più semplicemente al suo desiderio di essere “libera”, di scegliere l’adozione al posto dell’infanticidio più o meno dissimulato da incidente o tragica fatalità.

In un mondo in cui la civiltà regredisce e la barbarie avanza, è la società tutta che deve farsi carico dei più indifesi e dei più innocenti dei suoi componenti, senza ricorrere alle organizzazioni di volontariato dove, spesso, dietro la facciata della bontà disinteressata si nasconde la ricerca del lucro ad ogni costo.

Si può offrire anche un premio in denaro alla ragazza che rifiuta di abortire perché, in questo caso, non sarebbe immorale scambiare oro per una vita, visto che oggi il denaro è tutto e la vita nulla. E trovare per il nascituro la famiglia pronta ad accoglierlo.

Non nascondiamoci dietro i luoghi comuni e le frasi fatte. L’Italia del terzo millennio è un paese in cui bisogna scendere in trincea per difendere il diritto primo di ogni essere umano: quello di vivere.

Ogni idea che possa favorire questa difesa è la benvenuta, ogni misura idonea a riaffermare il diritto alla vita degli innocenti è degna di essere adottata.

In un Paese in cui si fanno indecenti ed indecorose campagna stampa e televisive per suscitare pietà nell’opinione pubblica a favore della mamma ricca ed assassina, è venuto il momento di farle per ricordare gli innocenti assassinati e di chiedere conto a quanti, con le loro dissennate iniziative favoriscono quel processo di emulazione che porta altre donne ad uccidere i propri figli.

Volgiamoci alla vita: ogni bambino nato può essere un raggio di felicità per una madre che non può averne, per due genitori che hanno l’istinto e la dignità della paternità e della maternità ma non possono fare altro che reprimerlo se non hanno soldi a sufficienza per andare nello Zambia a prendersi qualche bambino locale, quando in questo Paese fra le tante ricchezze che sono venute a mancare quella dell’infanzia è la più sentita e dolorosa.

Diamo vita alla vita.

Vincenzo

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Non si può prescindere dall’affrontare, su un sito che si occupa dei diritti dell’infanzia, l’argomento relativo alla pratica dell’aborto.

Senza tanti giri di parole, lo definiamo per quello che esso è: un omicidio legalizzato con l’aggravante delle motivazioni futili se non quando abiette.

E’ una posizione drastica, certamente, che però riposa su una riflessione ed una constatazione in merito alla superficialità con la quale tantissimi giovani e meno giovani ritengono di poter ricercare il loro piacere senza curarsi delle conseguenze che da essa possono derivare.

In un paese come il nostro, blaterare che l’aborto è una necessità per tante coppie che non hanno la possibilità di mantenere i figli è voler offrire un alibi a quanti, viceversa, si fanno forza della esistenza di una legge che consente l’infanticidio per procreare e, poi, regolarmente ammazzare i nascituri per indifferenza nei confronti della vita umana e del suo valore.

Esistono i mezzi per fare sesso senza procreare figli. Riteniamo già squallido il fare sesso per mero divertimento,per noia esistenziale, per fare esperienze, per concludere una serata in discoteca, per godersi la vita, perché riteniamo che alla base dell’accoppiamento ci debba essere un po’ di tenerezza, un minimo di sentimento, se non proprio amore qualcosa che gli somigli. Viceversa, grazie alle mode importate dall’America e diffuse nel nostro Paese da intellettuali dell’area radicaloide, ormai anche le undicenni non si sentono realizzate se non hanno avuto il loro maschio, meglio se più di uno.

Se i modelli sono quelli che ci presenta la televisione pubblica e privata, non possiamo certo scagliarci contro i ragazzini e le ragazzine ai quali s’impongono come modelli maschi disponibili a tutte le esperienze e donne che hanno reso felici alcuni reggimenti se non proprio interi corpi d’armata di maschi, in nome della libertà della donna.

Abbiamo un’altra concezione della libertà della donna che non sia quella di saltare, per una vita intera, da un letto ad un altro, per cui ci diventa impossibile comprendere perché quando accade l’imprevisto di restare incinte debbano ammazzare la vita che hanno nel loro grembo, invece di consentire ad essa di prendere corpo ed anima.

Lo stesso ragionamento vale per gli uomini che meno che mai oggi si sentono responsabili se la compagna di letto (non osiamo dire del cuore) rimane incinta.

Impegnarsi per far riscoprire ai giovani il valore della vita è oggi un imperativo per quanti ritengono che esistano ancora, nonostante, valori da difendere e principi da affermare.

In un mondo in cui gli stessi squallidi personaggi che si presentano,con aria affranta e commossa in televisione, per invocare la grazia per stupratori omicidi perché la “vita è sacra”, sono in prima fila a propagandare il libero aborto, è giunto il momento di ristabilire la verità: la vita innocente è sacra e non deve essere soppressa perché i genitori sono troppo giovani, non hanno sufficienti mezzi economici o si devono ancora godere la vita e non si sentono all’altezza di allevare ed educare i figli.

Dall’aborto all’infanticidio dichiarato il passo è stato breve. Quante sono le madri che, oggi, uccidono i loro figli? Porse, non si è mai vista una simile barbarie che nulla giustifica men che mai la loro condizione sociale.

La realtà è che è stato inculcato in uomini e donne il disprezzo per la vita dei figli, anteponendo ad essa i loro interessi e le loro necessità.

Quando ci si accoppia non per amore ma per divertimento è normale (è triste dirlo) che non si vogliano avere conseguenze e che, insieme, i protagonisti del “gioco” decidano di sbarazzarsi in fretta del frutto del loro incontro, cancellando subito la scintilla della vita che, per essi, non ha più alcun significato.

Se sarà lungo e difficile ricostruire ciò che in mezzo secolo è stato distrutto dalle classi dirigenti dominanti e dagli intellettualoidi di area radicale, si può però imporre per legge una limitazione all’aborto richiedendo che per praticarlo si dimostri lo stato di necessità, ovvero le ragioni imperiose che impongono di abortire.

Se queste sono di natura economica, che si provveda. Lo Stato, gli enti locali, le Regioni esistono anche per queste ragioni, per intervenire a favore dei più disagiati, in caso contrario i bambini hanno il diritto di vivere anche a costo di affidarli in adozione, privilegiando i piccoli italiani rispetto agli extra-comunitari che fa tanto chic adottare per dimostrare di non essere razzisti.

Forse, portare i ragazzi e le ragazze a visitare i reparti di maternità potrebbe essere utile per fargli scoprire quanta dolcezza e quanta tenerezza sappiano suscitare nei cuori la vista di un neonato che dorme nella sua culla il suo primo sonno da uomo.

Certo, ci sta a cuore il benessere di oche, foche, coccodrilli, macachi, la cui esistenza va garantita e la cui vita va salvaguardata.

Vogliamo convenire che la vita di un cucciolo d’uomo vale almeno quella di una foca?

Noi pensiamo che valga molto di più, però a tutti i fautori dell’aborto libero e indiscriminato consigliamo di adeguarsi a ciò che il mondo animale ci dimostra: in natura, non si uccidono i figli, non si sopprime la vita che una femmina porta dentro di sé”, e che prendano esempio dall’amore che una tigre ha per i propri cuccioli.

Magari in questo modo ci si rende conto che anche il piacere si può accompagnare al dovere di rispettare la vita e che darla e un privilegio, un dono al quale non si deve rinunciare per non uccidere una parte di sé stessi e tirare a campare chiusi nel proprio egoismo.

Se, poi, si tornerà a convenire che la procreazione è un atto di amore e non il prodotto di un’avventura fugace ed effimera, tutto sarà più facile.

Per arrivare a questo, però, converrà liberare le tigri e chiudere negli zoo radicali, intellettualoidi, femministe, ecc. compiendo un’operazione igienico-sanitaria di cui si avverte sempre più il bisogno.

Vincenzo

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